G come GRAZIA / di Federico Taddia / La Stampa 4 maggio 2014

G come Grazia
di Federico Taddia
LA STAMPA – domenica 4 maggio 2014 

Un soggetto in difficoltà ha il diritto universale all’aiuto, che sia un uomo libero o recluso, un animale cosiddetto da reddito o da compagnia: l’esempio di Bruna è un inno alla vita e al cambiamento possibile». Fatica a contenere l’emozione Marco Verdone, il veterinario omeopata della Casa di Reclusione di Gorgona, testimone di un fatto unico al mondo: l’attribuzione della grazia ad una scrofa destinata al macello, e il conferimento dello status di animale rifugiato e cooperatore del trattamento.
La storia di salvezza inizia quando nell’azienda dell’isola carceraria, che oggi ospita una sessantina di detenuti, viene trovata a terra, semiparalizzata, la “Scrofetta n.02”. Il veterinario si oppone a quello che sembra un destino già scritto: all’ipotesi della soppressione risponde, insieme ad alcuni reclusi, con una terapia a base di rimedi omeopatici, massaggi e coccole. Proprio in quei giorni sull’isola passa in visita Ilaria Casalini, una maestra della scuola dell’Infanzia Barriera Margherita di Livorno, che rimane affascinata dall’amore che tutti, compresi gli agenti di polizia penitenziaria, mostrano nei confronti della maialina. La quale, giorno dopo giorno, inizia a dar segni di miglioramento. “Gorgona da sempre è luogo di sperimentazione, e l’affetto verso gli animali è una sorta di gratitudine nei loro confronti, per tutto quello che fanno per la cura dell’anima e delle emozioni dei detenuti”.

La maestra coinvolge i bambini in un percorso sull’accettazione del sé e dell’altro, e insieme battezzano la scrofa con il nome di Bruna. Ma non solo: con una lettera indirizzata a Carlo Mazzerbo, direttore del carcere, fanno richiesta di grazia. Che viene concessa, “garantendo” – dice il decreto – “una morte dignitosa secondo la naturale durata di vita”. “Oggi Bruna è libera di grufolare nei prati insieme a tanti altri simili” – conclude Verdone – “Per dimostrarci il valore educativo del rapporto tra uomo e animale e per ricordarci che così come ci siamo presi cura di lei, dobbiamo prenderci cura di tutti i detenuti, troppo spesso dimenticati dentro a qualche cella”.

Fonte:La Stampa.it

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