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Painting Europe – Prima giornata
Il Municipio dei Beni Comuni sbarca al Consiglio d’Europa
Verso il #16Nov #fiumeinpiena #excolorificio #Pisa

4 novembre 2013

Si è aperta questa mattina (lunedì 4 novembre) la prima sessione plenaria di “Responding Together”, conferenza promossa dal Consiglio d’Europa che ha raccolto al suo interno il meglio delle iniziative dei cittadini europei volte alla riduzione della povertà, delle diseguaglianze e dello spreco di risorse umane e materiali. Il Municipio dei Beni Comuni, attraverso l’esperienza dell’ex Colorificio Liberato, è stata individuato come uno dei percorsi virtuosi, tanto da presiedere nella giornata di domani proprio il workshop dedicato ai progetti finalizzati alla riduzione dello spreco per favorire un migliore utilizzo delle risorse a disposizione dei cittadini.


I lavori di “Responding Together” sono stati inaugurati all’insegna della formula “agire insieme per ridurre la povertà e la precarietà”, nel segno di un’azione civile contraddistinta dalla creazione di percorsi innovatori per facilitare l’accesso alle risorse, privilegiando la partecipazione ed evitando lo spreco. È toccato a Gilda Farrell (Chef de division, Recherche et anticipation de la cohésion sociale, Conseil de l’Europe) illustrare i risultati del progetto “Responding Together”.

“Bisogna valorizzare la concertazione delle istituzioni con i cittadini nella lotta contro la povertà – ha spiegato Gilda Farrell –, soprattutto quando gli approcci a un simile problema risultano ‘ibridi’, ovvero i più favorevoli affinché vi possa essere un’intesa effettiva tra le amministrazioni e le risorse rappresentate dai cittadini stessi”.

“Le politiche convenzionali – ha continuato nel suo intervento di apertura Gilda Farrell – troppo spesso risultano dipendenti dai processi macroeconomici, lontani dai reali bisogni della cittadinanza. Il riconoscimento di questi è essenziale per la ricerca di soluzioni innovative. Bisogna tentare la mediazione e la concertazione tra le amministrazioni e le iniziative dei cittadini, anche quando queste ultime nascono ai margini della legalità corrente”.

Molti gli esempi analizzati in questa prima fase, dalla requisizione degli stabilimenti industriali abbandonati, fino a quella delle terre incolte, nel segno del “sostenere il riuso e il riciclo”, evitando che “l’approccio burocratico” – così lo ha definito Gilda Farrell – prenda il sopravvento indebolendo quelle voci nuove che oggi in Europa possono emergere.

“Iscrivere l’azione a breve termine della cittadinanza in una visione trasformatrice di lungo termine”, questa la formula di chiusura espressa da Gilda Farrell che ha così passato la parola, anche idealmente, alla descrizione delle linee strategiche che hanno definito il percorso del progetto “Reponding Together”, aspetto curato dalla dottoressa Alessandra Sciurba dell’Università di Palermo, collaboratrice del progetto stesso.

È stata proprio la Sciurba a citare l’esperienza dell’ex Colorificio come particolarmente indicativa di uno dei percorsi contemplati dai lavori di “Responding Together”, indicando nel caso pisano un di quelli che si sono interessati a “evitare lo spreco degli spazi fisici abbandonati, nel tentativo di riempirli di socialità e di renderli laboratori di sperimentazione democratica (come nel caso del Givrum di Copenaghen, citato nella stessa categoria dell’ex Colorificio, ndr.)”.

Alessandra Sciurba ha poi ricordato lo sgombero del 26 ottobre, così come ha citato la volontà espressa dalla proprietà dell’ex Colorificio Toscano, ovvero la demolizione dello stabile e la costruzione di edilizia a uso abitativo. Al contrario, l’indirizzo espresso dalle linee guida del progetto promosso dal Consiglio d’Europa coincide con la raccomandazione che “l’autorità e le istituzioni pubbliche e locali sostengano questo tipo di azione attraverso il riconoscimento senza pregiudizio né deresponsabilizzazione dell’alto valore sociale e culturale di simili iniziative”.

Nella mattinata di domani (martedì 5 novembre) toccherà al Municipio dei Beni Comuni e all’esperienza dell’ex Colorificio Liberato illustrare il proprio modello. Così si legge, infatti, nel discorso inaugurale che verrà pronunciato dai rappresentanti del Municipio dei Beni Comuni: “Attraverso l’esperienza dell’ex Colorificio Liberato i cittadini hanno riconquistato la possibilità di essere propositivi e realizzatori dei propri progetti in maniera completamente autogestita, ovvero di ritornare attivi in un processo di responsabilizzazione ridiventando attori primari e trainanti di un cambiamento.

I parametri secondo i quali vengono recepite ed elaborate le proposte (all’interno dell’ex Colorificio Liberato, ndr.) sono riconducibili a tre linee guida: liberare l’accesso alle risorse, favorirne un migliore uso ed evitare gli sprechi. Il profilo delle attività che si sono sviluppate all’interno dell’ex Colorificio è definito da: una dimensione aperta e pubblica, un uso degli spazi dati in gestione non esclusivo, una condivisione quotidiana di strumenti e saperi, un’aderenza a un bisogno contingente.

Nella nostra esperienza le attività “si guardano” e quotidianamente “si parlano”, fino a diventare le singole parole di un discorso organico, perseguendo un modello di pari dignità. Parole come pace, lavoro, diritti, eguaglianza, sono declinate attraverso un’azione diversa e uguale, singolare e plurale”.

Questi gli aspetti che hanno consentito la “promozione” in Europa del Municipio dei Beni Comuni, gli stessi che a partire da domani diventeranno patrimonio anche di tutti partecipanti di “Responding Together”.

Municipio dei Beni Comuni


La posizione del Municipio dei Beni Comuni 

Dopo lo sgombero di oggi di nuovo a Pisa il 16 novembre.
Perchè sarà tempo di tornare.

C’è un tempo per partire. E’ quello di una sentenza, che restituisce titolarità ad una proprietà privata molto attenta ai propri profitti ma altrettanto distratta sui propri doveri. E’ quello di uno sgombero, dove alla creatività di una comunità costituente si è opposta l’operatività dei reparti di polizia. E’ quello dei sigilli, un atto giudiziario che è anche simbolico, perchè la chiusura di quei cancelli sigilla una volta per tutte il concetto dell’intoccabilità della proprietà privata e delle sue prerogative, poco importa se utili socialmente o in relazione con il territorio.

Quell’uscita di centinaia di persone dalla porta principale, tra due ali di poliziotti, in seguito all’interruzione delle attività del Municipio dei Beni Comuni a causa dell’intervento di normalizzazione è la fine di un ciclo, la chiusura di un capitolo. Ma non la fine dell’intera storia.

Perché c’è anche un tempo per tornare. Per riprendere in mano le motivazioni della nascita del Municipio dei Beni Comuni e della liberazione dell’ex Colorificio e rilanciarle, assieme al cuore, oltre l’ostacolo.
Da una parte un luogo vuoto e abbandonato che consuma inutilmente suolo e che chiede di essere riutilizzato e riusato e dall’altra una comunità. in crisi economica e sociale che richiede spazi di autogestione, di democrazia e di rigenerazione sono problemi a cui la politica istituzionale non ha voluto o non ha voluto dare risposta.
L’attacco all’intoccabilità della proprietà, il suo ridimensionamento a parte del tutto e non a unità di misura del vivere civile assieme ai mercati, è la base che ci unisce e l’obiettivo politico che ci spinge a chiudere un capitolo. E ad aprirne un altro.
L’ex Colorificio è e rimane proprietà collettiva. Il blocco della attività e l’uscita dell’ultimo esponente del Municipio dei Beni Comuni dal cancello di via Montelungo a Pisa segnano semplicemente un cambio di passo, un riaggiornamento dei nostri metodi e delle nostre strategie. Dopo un anno di attività, dopo un percorso politico chiaro e condiviso non si torna indietro.
Per questo il 16 novembre saremo nuovamente in piazza a Pisa assieme a tutte quelle donne e a quegli uomini che assieme a noi hanno condiviso direttamente o politicamente l’esperienza dell’ex Colorificio liberato.
Scenderemo fianco a fianco mettendo assieme le nostre differenze ed i nostri linguaggi, per ricordare che lo sgombero dell’ex Colorificio è stato solamente una prima tappa di un cammino più lungo.
Il 16 novembre a Pisa, una volta di più, sarà il nostro ed il vostro momento. Collettivo, condiviso, partecipato. A sottolineare che l’intoccabilità della proprietà, la centralità dei mercati e la libertà del capitale sono parte di un mondo in crisi, di un passato da dimenticare.
C’è un tempo per partire ed uno per tornare. C’è n’è uno per rientrare. Ed il 16 novembre sarà quel tempo.

I sogni non si sgombrano
di Alberto Zoratti

L’ex colorificio di Pisa è stato sgomberato, tacciono i microfoni di Radio Roarr, vuote la scuola di italiano, la palestra di arrampicata, l’aula studio, le botteghe artigiane, la ciclofficina, il cinema, il piazzale del mercato e tutte le iniziative messe in campo dale associazioni coinvolte. Il Municipio dei Beni comuni, però, si riconvoca sotto il Comune di Pisa per chiedere all’amministrazione di assumersi le sue responsabilità dopo un’assenza pesante come una condanna. Tornerà, ancora più forte.

La giornata di oggi rappresenta un momento simbolico non solo per Pisa. Una politica assente se non codarda ha deciso di delegare totalmente alla questura di Pisa la risoluzione della questione “Ex Colorificio”, trasformando un’esperienza di più di un anno e composta da centinaia di persone impegnate in un semplice caso di ordine pubblico, da risolvere con un sequestro.

Poco importa quello che è stato seminato come patrimonio sociale e culturale, quello che conta è che vinca la titolarità della proprietà, perchè “chi tocca i fili muore”. Migliaia di metri cubi di cemento, che soffocano ambiente e comunità, possono e devono rimanere intonsi anche se improduttivi perchè questo declama una distorta interpretazione della legge, che sacrifica all’altare del privato un concetto alto di tutela della proprietà, che la sottopone, comunque, al rispetto dei diritti di tutti.

Lo sgombero dell’ex Colorificio liberato è però solo una piccola battuta di arresto nel percorso politico di attacco all’intoccabilità della proprietà privata e della centralità dei mercati. Oggi si è ulteriormente determinata una rottura tra uno status quo inaccettabile e comunità di donne e uomini che hanno scelto di non farsi più sovradeteminare, ma di cominciare a camminare insieme.

Il primo appuntamento è stata sabato pomeriggio sotto il Comune di Pisa, Palazzo Gambacorti, per ricordare all’Amministrazione che si nasconde che è venuto il momento di prendersi responsabilità, se ne saranno all’altezza.

Ma l’appuntamento più importante sarà il 16 novembre, sempre a Pisa, dove migliaia di persone torneranno in strada per ricordare che la tutela dei beni comuni, l’opposizione a questo modello di sviluppo e il conflitto sociale sono parte della stessa strategia politica. E si affiancheranno a tutte le comunità in mobilitazione, da Scup a Roma ai comitati di base per la tutela dei beni comuni, da Genuino Clandestino alla lotta NoTav, perchè il nuovo progetto di società passa, inevitabilmente, dallo scardinamento di questa realtà inaccettabile.

Leggi  il racconto della giornata: Sgomberato l’ex Colorificio di Pisa

 VIDEO:
 #excolorificio #16NOV è tempo di tornare
–  Sgombero dell’ex colorificio

 

 

 

EX COLORIFICIO DI VIA MONTELUNGO. IL MUNICIPIO DEI BENI COMUNI:
“STOP ALLE SPECULAZIONI, STOP ALLE VARIANTI. DESTINAZIONE D’USO?
RIMANGA PRODUZIONE-SERVIZI, SE VOGLIONO COSTRUIRE APPARTAMENTI

CHE RECUPERINO LA MATTONAIA, LASCIATA NEL DEGRADO PER 20 ANNI”

Che fine faranno quei 14mila metri quadrati della J-Colors in via delle Cascine, e la storia di lavoro e di sviluppo insostenibile che si portano dietro, non è dato saperlo. Lo sgombero coatto dell’ex Colorificio e del Municipio dei Beni Comuni rimette nuovamente in ballo ipotesi che fino a poco tempo fa sembravano accantonate. Nel luglio scorso il proprietario dell’area inviava al Comune di Pisa una richiesta di variazione di destinazione d’uso dei terreni, per trasformarlo da produttivo-servizi a residenziale. Una vera e propria speculazione edilizia, nascosta dall’esigenza di rispondere alle emergenze abitative e di recuperare un’area in pieno degrado.
Alla richiesta del proprietario, la giunta Filippeschi non chiude la porta, ma sposta solo nel tempo la decisione in attesa del piano strutturale d’area perchè, dice l’assessore Zambito sulle pagine del Tirreno, solo a piano approvato “il progetto potrà avere le carte in regola per la realizzazione”. Poco importa l’impatto che potrà avere sul contesto circostante, sulle aziende ancora aperte che, ad esempio, a fronte di una variazione della destinazione dei terreni a residenziale dovrebbero rispettare canoni di sicurezza e di rumorosità ben diversi, richiedendo investimenti tali che potrebbero comprometterne la continuità produttiva. Modificare l’area, insomma, potrebbe avere impatti non secondari a livello sociale ed occupazionale.
“L’ambiguità dell’amministrazione” sottolinea il Municipio dei Beni Comuni, “è preoccupante oltre che irresponsabile. Il Municipio dei Beni Comuni, durante un anno di occupazione dell’ex Colorificio, ha dimostrato come sia possibile recuperare aree dismesse fornendo servizi ai cittadini e, soprattutto, creando le basi per la creazione di economia ecologica e sostenibile. Molte esperienze di luoghi recuperati vedono il coworking, la sostenibilità, l’economia sociale come elementi che legano il recupero di spazi degradati con l’esigenza di creare posti di lavoro sostenibili e nuovo welfare dal basso. Con la scusa dell’emergenza abitativa”, continua il Municipio dei Beni Comuni, “si rischia di dare il via ad una nuova operazione speculativa che arricchirebbe i soliti noti, senza ricadute sostanziali per il territorio. Se si vuole dare risposte serie alla crisi che stiamo vivendo la risposta è semplice: che si recuperino le aree lasciate degradare nel corso degli anni, come la Mattonaia appena occupata, e vengano destinate alla loro funzione originale. Se c’è emergenza abitativa perchè lasciare ai topi e alle siringhe 11 appartamenti in centro a Pisa? E non si tocchi la destinazione d’uso dell’ex Colorificio, perchè solo in un’area destinata a servizi e produzione è possibile ripensare ad una nuova economia che dia risposte alla crisi economica e sociale di oggi”.
“Le bugie hanno le gambe corte” conclude il Municipio dei Beni Comuni, “e il recupero della Mattonaia, che verrà restituita alla cittadinanza con un nuovo decoro, e soprattutto la riapertura dell’ex Colorificio toscano il 16 novembre prossimo sono due punti di non ritorno nel nostro impegno contro la speculazione ed il degrado nella nostra città”.

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