STOP AI TEST DEI COSMETICI SUGLI ANIMALI

Test dei cosmetici sugli animali, da oggi in Europa è stop totale
L’innovazione diventa indispensabil
[ 11 marzo 2013 ]
Luca Aterini

(…) Ormai dieci anni fa – con la direttiva 2003/15/CE – sono state introdotte le disposizioni relative alla sperimentazione animale. In base a tali disposizioni, riassunte in una nota della Commissione, nell’Unione la sperimentazione sugli animali è già vietata dal 2004 per i prodotti cosmetici e, a partire dal 2009, per gli ingredienti presenti nei prodotti cosmetici (“divieto di sperimentazione”). Dal marzo 2009 è vietata anche la commercializzare nell’Unione di prodotti cosmetici contenenti ingredienti testati sugli animali (“divieto di commercializzazione”). Il termine ultimo per il divieto di commercializzazione relativamente agli effetti sulla salute umana contraddistinti da maggiore complessità (tossicità a dose ripetuta, comprese la sensibilizzazione cutanea e la cancerogenicità, tossicità riproduttiva e tossicocinetica) era però stato prorogato fino all’11 marzo 2013. Oggi, anche quest’ultimo e definitivo vincolo entra dunque in vigore. (…)
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La nonviolenza animalista piega la lobby dei farmaci
di  / GLIALTRIONLINE

La farmaceutica Menarini di Pomezia è sotto pacifico assedio animalista da giorni. Una mobilitazione massiccia e spontanea, senza sigle, scattata dopo la notizia dell’arrivo di 8 beagle che sarebbero stati vivisezionati nei laboratori dell’azienda. Questa, che già da mesi è nel mirino degli attivisti della zona, dopo due giorni di presidio ininterrotto di fronte ai suoi cancelli, ha tentato di placare gli animi con un impegno formale a cedere gli animali in questione.

Si tratta di un episodio che a nemmeno un anno dalla liberazione dei beagle di Green Hill al culmine di una manifestazione, il 28 aprile scorso, suggerisce molte valutazioni.

Innanzitutto che c’è una leva consistente di attivisti pronta ad agire, con indubbia generosità, non appena il momento si fa proficuo, che è in grado di sovvertire consuetudini e tattiche comprovate per lanciarsi con testa e cuore in azioni ardite dai risvolti imprevedibili. Chi solo pochi giorni fa avrebbe immaginato che una potentissima industria farmaceutica di calibro internazionale come la Menarini si sarebbe docilmente fatta assoggettare da un manipolo di ragazzi accorsi alla spicciolata, di notte, sotto la pioggia, senza autorizzazione né coordinamento a bloccare col proprio corpo tutti i furgoni di passaggio, per realizzare l’impresa assurda di impedire l’ingresso nei laboratori di 8 cavie regolarmente acquistate e fatte arrivare dall’estero?

Eppure a quanto pare quei visionari ce l’hanno fatta. E si è reso palese come il liberazionismo animalista e l’azione diretta a viso scoperto inizino a fare davvero paura a chi campa sula sofferenza degli animali. La dice lunga la reazione del consiglio di amministrazione della Menarini che, nel comunicato della “resa”, non solo indica la propria disponibilità a salvare i cani, ma, elemento davvero nuovo, afferma di non voler più sperimentare sugli animali, come prescritto però dalla legge, e auspica perciò di poter ricevere presto indicazioni in questo senso da parte della politica.

Siamo, allora, di fronte ad un inedito cedimento strutturale dell’impianto legittimante la sperimentazione animale, ad un’apertura nella quale si legge, neanche troppo tra le righe, il riconoscimento da parte di coloro che la praticano dell’inammissibilità etica della sperimentazione animale; ad un atteggiamento sulla difensiva che non potrà che rafforzare le proteste future. Il movimento (ancora senza sigle, nessuna associazione in testa) non vuole sprecare l’occasione, e porterà avanti un presidio a oltranza, sempre di fronte alla Menarini, perché i riflettori restino accesi sulla vicenda, ma utilizzandola stavolta a megafono, perché quanto prima si imponga un ripensamento a livello europeo, che dallo spiraglio della farmaceutica italiana dia modo di scardinare l’edificio intero della vivisezione.

Le adesioni al presidio si stanno moltiplicando, di ora in ora, da tutto il Paese.

In questo frangente scoppiettante bisogna essere molto distratti per non accorgersi che non sono i piccoli passi della Lav, o l’accidentato percorso dei diritti animali in ambito legislativo, quelli che stanno agendo contagiosamente sulla mentalità di un’opinione pubblica sempre più coinvolta dal destino animale, ma lo spontaneismo più sincero, declinato in azioni di vera e propria disobbedienza civile che, finalmente con qualche efficacia, erodono la consuetudine all’indifferenza per lo sfruttamento animale su cui poggia tutto.

Azioni giocate sul tempismo, l’emotività e la casualità, che stanno costituendo di fronte a chi sfrutta gli animali, anche ad interi colossi industriali, le sembianze di un nemico imbattibile, una minaccia costante, un disastro per l’immagine pubblica, un intralcio pesante che già da tempo preoccupata i rappresentanti delle case farmaceutiche. Questi hanno infatti sottolineato più volte come il traffico aereo degli animali da laboratorio (spesso si tratta di macachi catturati nel Borneo) sia così estesamente sotto attacco da parte di attivisti internazionali che spesso ne va del normale svolgimento delle attività. In quest’occasione, sono gli sperimentatori italiani a vedere la faccenda complicarsi proprio a causa di recenti vittorie animaliste, ovvero per la sospensione dell’attività da parte dell’allevamento di Montichiari, posto sotto sequestro dopo la denuncia degli attivisti che hanno liberato i cani.

E’ per questo che la Menarini ha dovuto ordinare gli animali dall’estero, allungando l’iter da compiere per averli e le spese, ma sopratutto esponendosi ad una visibilità che in questo momento non vorrebbe e che sta diventando soffocante.

La tattica animalista, d’altra parte, affonda le radici in una tradizione nobile di battaglie vittoriose.

Gene Sharp in The politics of Nonviolent action racconta di lotte per la giustizia del passato, di donne e di minoranze, cui la storiografia ufficiale non ha riconosciuto la dignità di rivoluzioni, non tanto perché queste non contenessero un significativo potenziale sovversivo, o non siano state responsabili di piccoli e grandi balzi in avanti della civilità umana, ma per una sorta di pregiudizio in favore della violenza, che ha restituito ai giorni nostri il termine rivoluzione come sinonimo di azione di massa, belligerante ed armata. Esiste invece, dice Sharp, una lunga tradizione di battaglie vinte dai piccoli, che sta alle spalle di Gandhi e che nel Mahatma ha trovato una messa a sistema definitiva o quantomeno fondante.

Sharp in certe pagine sembra descrivere i passi del movimento animalista di oggi: illustra come sia necessaria l’abnegazione di chi a viso scoperto, e a proprio rischio e pericolo, sfidi una consuetudine fatta di inequità per farne emergere la contraddizioni con il presunto e preteso progresso morale della società contemporanea, che scompagini le carte della normalità, che, con comportamento personale ineccepibile, rovesci il tavolo sulla faccia di chi impone la sua legge ingiusta, che dia segno di solidarietà spiazzante, mescolandosi ed identificandosi con gli ultimi umiliati e calpestati, mentre disdegna il proprio privilegio. In questo caso quello di esseri umani occidentali, inebetiti da una finta libertà che nella sostanza non tollera fughe dalla gerarchie imposta all’esistente.

Stavolta è il pregiudizio specista, anch’esso violento, che fa di quella animalista una rivoluzione nascosta, misconosciuta e spesso derisa, di cui non si comprende ancora appieno la natura politica, mentre essa, pacificamente e silenziosamente, sta svuotando le fondamenta stesse del nostro mondo, negando, coi fatti, quell’antropocentrismo ormai privo di senso, che non regge più nulla.
Ma stavolta, a quanto pare, il momento è quello giusto.

Stop ai test sugli animali, bando europeo doveva entrare in vigore nel 1998

Stop ai test sugli animali, bando europeo doveva entrare in vigore nel 1998

Dall’11 marzo nei 27 Paesi dell’Unione europea è entrato in vigore il divieto di vendita dei prodotti cosmetici testati sugli animali. Nessuna deroga è concessa dal nuovo regolamento europeo che dopo un percorso ad ostacoli durato vent’anni è “legge”. Il bando riguarda solo i nuovi prodotti ed ingredienti che entrano nel mercato

Dall’11 marzo nei 27 Paesi dell’Unione europea è entrato in vigore il divieto di vendita deiprodotti cosmetici testati sugli animali. Nessuna deroga è concessa dal nuovo regolamento europeo che dopo un percorso ad ostacoli durato vent’anni è “legge”. Le associazioni animalistedi tutta Europa parlano del giorno che cambierà l’industria della cosmesi mondiale ed europea in particolare visto che proprio quello europeo è il mercato più grande al mondo. Unico neo è il fatto che il divieto riguardi solo i nuovi prodotti ed ingredienti che entrano nel mercato, mentre per quelli precedenti non cambia nulla. Ma, a quanto pare, meglio di così non si poteva fare.

Nella guerra degli animalisti contro la vivisezione, questa costituisce un’importante battaglia vinta. Di proibire la vendita dei cosmetici sugli animali se ne parlava dal 1993 quando si mise mano per la prima volta alla Direttiva Ue Cosmetici. In teoria questo bando sarebbe dovuto entrare in vigore nel 1998, ma tra ritardi tecnici e bastoni nelle ruote messi dai produttori di creme e simili sono passati 15 anni. Nel dettaglio il nuovo regolamento Ue 1223/2009 prevede il divieto assoluto di vendita in tutti i 27 Paesi Ue (presto 28 con la Croazia) di tutti i prodotti cosmetici contenenti ingredienti testati su animali (proprio l’estensione a tutti gli ingredienti costituisce la principale novità) in tutte le parti del mondo e per ogni tipo di esame (tossicità per uso ripetuto, inclusi sensibilizzazione cutanea e cancerogenicità, tossicità riproduttiva e tossicocinetica).

Si perché fino ad ora anche l’acqua contenuta in un rossetto o shampoo veniva testata su animali come i conigli, con iniezioni cutanee od oculari e applicazioni forzate. Milioni di animali sacrificati dall’industria mondiale della cosmesi, talvolta obbligata addirittura per legge a simili test per assicurare la non nocività di un determinato prodotto. Insomma si chiude il capitolo più aberrante della vivisezione: del resto per rossetti e fondotinta non reggeva neanche la scusa della ricerca scientifica.

Arrivare a questa messa al bando non è stato facile e fino a qualche mese fa a Bruxelles si parlava ancora di vaghe deroghe per questo o quel test. “La lobby dell’industria dei cosmetici è molto forte. Per fortuna abbiamo evitato di farle l’ennesimo regalo”, ha detto l’eurodeputato animalista Andrea Zanoni, che lo scorso settembre ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea per chiedere conto dell’attività del Centro europeo Ecvam che valida i metodi alternativi anche in vista dell’entrata in vigore della messa al bando dei cosmetici testati sugli animali.

Tuttavia per evitare l’ennesimo ritardo o le deroghe dell’ultim’ora c’è voluta la campagna internazionale Cruelty-Free Internationa con decine di associazioni animaliste, come la LAV italiana, impegnate in tutto il mondo a sensibilizzare l’opinione pubblica e a lanciare petizioni. Particolarmente attiva a Bruxelles la Human Society International (HSI) a fare da “contro lobby” nei confronti del legislatore europeo e a puntare sui metodi alternativi. Si perché, anche se un po’ a rilento, le alternative ai test animali ci sono. Secondo HSI sono già stati autorizzati più di 40 metodi alternativi, che si basano ad esempio su test condotti su pelle umana ricostruita (come EPISKIN, EpiDerm e SkinEthic) e altre tecnologie all’avanguardia che non solo evitano il sacrificio di animali ma che forniscono risultati più precisi essendo tarati esattamente sull’uomo e non su altre specie viventi.

Vinta la battaglia, per gli animalisti adesso la guerra resta la vivisezione, e il terreno di scontro rimane Bruxelles, dove si stabiliscono le normative che poi tutti i 27 Paesi membri devono applicare. La petizione internazionale Stop Vivisection, che ha tra i promotori un’altra eurodeputata italiana Sonia Alfano, sta cercando di raccogliere un milione di firme in tutta Europa per chiedere l’abrogazione della direttiva 2010/63/UE sulla vivisezione e la presentazione di una nuova direttiva che preveda il definitivo superamento della sperimentazione animale e che renda obbligatorio per la ricerca biomedica e tossicologica l’utilizzo di dati specifici per la specie umanain luogo dei dati ottenuti su animali.

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